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Mani in cui credere sono quelle dei poeti e di chi fa arte in generale, ma anche quelle di "femmina e femmina" che si amano di nascosto; e poi ci sono "mani di madri / che sanno di sole davvero / e si perdono dove perdersi / è meraviglioso": nei boschi, come nel caso di una donna che "s'arrampica nei jeans" a scuotere i rami di un melo selvatico, "ridendo / d'un riso che è un dono del sole". Ma è proprio in quei boschi, "belli come / se l'eternità di Dio dovesse fallire", che Dio si nasconde, insieme ai lupi e al misterioso bianco animale: entità mortifere impresse sulla carta dai sapienti tratti d'inchiostro di Cornacchini che, inestricabilmente annodati ai "versi di pece" di Falcioni, tracciano un senso possibile della nostra angoscia: "La paura / è qualcosa in cui credere".